23 Dicembre 2006

Live Report "Le vene di lucretia" & "Tommaso Timperi"

bye Teo

 

Una serata attesa da molti.
Una serata che in qualche modo è stata un banco di prova, o lo è diventata suo malgrado, anche se l’unica cosa davvero sensata in questo caso, è lasciare la parola alla musica.
L’arrivo al locale è frettoloso, ma c’è tutto il tempo per riconoscere volti e scambiare qualche parola.
Noto con piacere che il locale è pieno di persone, dopo qualche minuto il movimento sul palco richiama l’attenzione del pubblico.
C’è tensione nell’aria, per chi conosce e ama i Carillon del Dolore questa serata è un’opportunità incredibile… quanti anni sono passati da Trasfigurazione, dalla Contempo Records, da quella fiammeggiante – quanto breve – stagione della musica underground italiana?
Questa sera sembra che in fondo la distanza non esista. Certo, un’illusione, per chi, come me, quella stagione la vive attraverso episodi raccontati, fotografie confuse e suggestioni nebulose.
Si può avere nostalgia di “qualcosa” che non si è mai vissuto?
Credo di sì. Però questa sera questo “qualcosa” si è fatto più vicino.
Sul palco del Lynx, con naturalezza e simpatia, Max 13-34 (che ringraziamo per l’importante ruolo nella riuscita di questa serata) annuncia l’ingresso di Tommaso Timperi, ex-voce dello storico gruppo romano. Com’è importante questo ritorno!

Timperi comincia a recitare alcune sue composizioni, il rispettoso silenzio del pubblico è però vanificato dal fastidioso rumore di fondo, parole risate ronzio, che proviene dalle retrovie del locale e dal bancone del bar. Terribile. Rimane un mistero la ragione dell’intervento alla serata di questa folla di disturbatori. Qualcuno criticherà la scelta di una lettura di poesie come introduzione ad un concerto, ma queste critiche dimostrano che c’è chi non ha capito lo spirito che animava (anima?) il movimento dark: la creatività libera, la ricerca estetica, le aspirazioni artistiche forse ingenue ma oneste, sincere, intense, intrise dei sogni di una generazione.Chi invece capisce, accoglie con rispetto e affetto la proposta di Timperi, e lentamente fra il pubblico e il palco si crea una sinergia che si concretizza al massimo quanto comincia – breve, ahimè, ma decisamente coinvolgente – il momento dedicato alle canzoni del Carillon.
Emozione. Come non emozionarsi di fronte a queste versioni sincere ed intense di “Crimine di Passione” o “Dolore”?
Timperi convince e avvince, accompagnato dalla chitarra acustica e dalla voce di Max, le parole drammatiche e le cupe, lente, funeree melodie del Carillon vibrano nell’aria, e sembra quasi che siano state scritte oggi, che tutti questi anni non siano passati. Nostalgie che si avvitano su loro stesse.
Che bella questa musica, e quanti significati e ricordi porta con sé oggi.Ma rapidamente il tempo a sua disposizione finisce. Finalmente (troppo tardi però) l’atmosfera si è fatta silenziosa ed assorta, ma l’artista suggella il suo spettacolo con un ultimo frammento di poesia, ringrazia – da signore e professionista – il suo pubblico (anche quello ingrato e cafone) e l’incanto finisce.
Comincia ora il momento più atteso della serata, l’esibizione dei fiorentini Le Vene Di Lucretia, apprezzatissima e discussa rivelazione della musica dark italiana.
Al di là di tutte le parole spese, sono i fatti a parlare chiaro questa sera.Ed è innegabile che oggi, nel 2006, in Italia, trovare altri gruppi che suonino vero Dark, e lo facciano così splendidamente, è molto, molto difficile.
Si sprecano i paragoni, le critiche come le più entusiastiche lusinghe, ma un fatto è certo: sul palco del Lynx le Vene hanno nuovamente messo in scena uno show musicale di alto livello.

Le morbosità gothic-rock dell’album vengono accelerate, irrobustite, rese più elettriche e sconvolte. Dark e Punk si incontrano sul palco del Lynx… poco da dire, sembra che una macchina del tempo li abbia catapultati qui da un buio covo londinese fra ’70 e ’80.
Tuttavia - a dispetto delle critiche di alcuni - il suono è potente ed originale; riconoscibilissimo certo, siamo in un puro gothic/post punk, però mai piegato all’influenza diretta di questa o quella band.
La forza di questo gruppo, che proprio dal vivo si manifesta al meglio, è proprio questo riuscire ad essere riconoscibilmente, genuinamente, inconfondibilmente “dark” senza palesare legami diretti di dipendenza con questo o quel gruppo storico.
Il live procede su livelli musicali decisamente alti, esecuzione ottima ma traboccante di energia, sudore, elettricità. Il murphyano (forse troppo?) Lorenzo si agita sul palco, magrissimo e spiritato come un folletto, urla, declama, sussurra, l’austero chitarrista sfodera suoni meravigliosamente taglienti, il pulsante incalzare del basso e della batteria scuote l’aria e i timpani del pubblico.
Questo secondo (per me) concerto dei fiorentini conferma alla grande le mie impressioni sul gruppo: al di là di alcune residue perplessità sul disco, dal vivo questi Vene di Lucretia sono straordinari, travolgenti, scatenati. Sicuramente, una delle migliori realtà live per chi ama il death rock contemporaneo.
Le tese e vibranti versioni di “Bruciando Venezia” e de “La Morte Degli Amanti” avvincono l’audience, “Santa Violenta” - ultravelocizzata e caricata al massimo - e una stupenda versione (puro post punk incazzato e selvaggio) di “Teste Di Morte” fanno vibrare l’aria e le spine dorsali del pubblico.
Fra scariche di adrenalina, liquide digressioni strumentali, oscuro tribalismo dark (“La Vestizione”, “Le Vene Di Lucretia”) e nervosismo punk (“Harem”, “Santa Violenta”) l’esibizione rapidamente si conclude. Davvero bravissimi.
Massimo rispetto per chi OGGI ha il coraggio di proporre autentica musica gothic, suonandola decisamente alla grande, sapendo anche interpretare, giocandoci un po’, i cliché del genere, esprimendo tutto l’affetto possibile per il passato storico della scena ma senza rimanerne schiacciati.
Complimenti.
Dopo i concerti la serata continua.
Ottime le selezioni musicali proposte dai dj Neon, Harlock e Simon.
Ad aprire le danze c’è NeoN, che apre con le sonorità classiche ma sempre piacevolmente disturbanti di Cure e Bauhaus, per portarsi gradualmente verso ritmi più serrati, inserendo classici darkwave e proposte più particolari, dai Black Ice agli italiani Spiritual Front.
Poi la consolle passa di mano a Simon, che propone un’ottima selezione virata verso la New Wave e sonorità tradizionalmente ottantiane, che riempiono immancabilmente la pista.
Ma la pista risponde ottimamente – bella sorpresa! - anche alle nuove proposte di Neon, tornato ai piatti: una selezione dedicata al sound gothic/death rock vecchio e nuovo, dai Christian Death fino a Chants of Maldoror e gli ultimi lavori dei Mephisto Walz.
Tocca ora all’ospite d’onore della serata, l’ottimo Harlock, che per l’occasione sfodera un repertorio decisamente virato verso sonorità death rock e post punk, con un’attenzione anche alle proposte più recenti (Scary Bithces, The Vanishing, Cinema Strange e così via).
La serata è dinamica, ed è un piacere constatare che il pubblico risponde bene anche a proposte ricercate e a sonorità che per troppo tempo non avevano trovato il giusto spazio all’interno delle serate dark. In questo senso il Lynx si conferma come un’importante motore per il ritorno di dark, gothic e death rock nella scena.
Ancora Simon guida le danze: il suo doppio set si è articolato fra proposte classicamente wave, efficaci e travolgenti in pista (Depeche Mode e i grandissimi Fad Gadget, come i sempre emozionanti Clan of Xymox) e momenti più duri e torbidi (Dorsetshire, Kirlian Camera).
La chiusura della dark night è affidata a NeoN: un momento dedicato alla ruvidezza di punk e post punk. Si è fatto tardi ma l’atmosfera in pista è decisamente incandescente: CCCP, Ausgang, Crisis, Gaznevada, Lorries... Le luci si accendono sulle note dei Joy Division.
Splendida serata musicale.
Una serata un cui a contare è stato l’impegno di chi ama la musica dark e crede in questa scena: a tutti quelli che portano in prima linea il loro impegno per renderla ancora viva e ispirata, dopo quasi tre decadi, semplicemente, grazie.

Teo